I Nefesh Core sono una band italiana che fino ad ora non ha pubblicato molto materiale, ma adesso si apprestano a guardare al proprio futuro, forti anche di un singolo di sicuro interesse quale è "Lullaby", canzone dei The Cure coverizzata dalla band e che mette in chiaro come certe sonorità dark e new wave fanno parte del loro bagaglio musicale più che mai. Buona lettura.
01. Ciao, presentate la vostra band con poche parole.
David: Ciao. I Nefesh Core sono una “dark” rock band con influenze che pescano a pieno titolo nella New Wave degli anni 80 e 90, passando per il gothic metal dello scorso ventennio, arricchita infine dal background artistico dei suoi quattro musicisti, i quali nelle formazione attuale sono Ghigas (aka Stefano Calvagno) al basso, Bob Brown alle chitarre, Andrea Marchese alla batteria e me alla voce solista e alle tastiere. Se invece volessi risponderti in maniera meno tecnica, ti direi che i Nefesh Core sono semplicemente se stessi, quattro musicisti navigati che non sanno e non possono smettere di comporre musica e quindi di suonare!
02. Siete attivi da diversi anni con altre band, parliamone un po' e cerchiamo di arrivare fino alla formazione dei Nefesh Core.
David: hai ragione. Sia io che il Ghigas ci conosciamo da più di vent’anni. Suoniamo e lavoriamo insieme nei Metatrone dal 1997 (iniziammo con altro monicker in realtà, cioè Metafora). Con i Metatrone, abbiamo realizzato 4 album in studio (un quinto è attualmente in registrazione), singoli e videoclip. Possiamo dire di essere una tra le poche se non pochissime power / prog metal band di ispirazione cristiano - cattolica del pianeta, con una discografia ed una attività live ufficiale in Italia e all’estero. Nel 2018, nel pieno di diverse vicissitudini personali, con Ghigas, abbiamo iniziato a mettere giù nuovo materiale che non aderiva bene alla realtà dei Metatrone e sul piano stilistico e tematico cominciava ad avere una sua propria identità. In un clima di grande ispirazione decidemmo di dare un nome a questa nuova realtà espressiva, chiamandola Nefesh Core. Nuova nello stile, nuova nelle atmosfere e nuova nei ruoli, viso che qui io sono passato alla voce e lui, Ghigas, dalle chitarre al basso. Bob ha anche lui un lungo trascorso come chitarrista, bassista, compositore e autore, sia in alcune indie rock band che come musicista, autore e produttore di alcuni album da solista. Peraltro da adolescente assieme a Ghigas iniziarono a scrivere canzoni proprie nel cuore alla fine degli anni in una band locale e si ritrovano oggi qui nei Nefesh Core. Andrea invece viene dal mondo del pop italiano e della musica cantautorale, ma in questa band ha tirato fuori il lato rock della sua anima!
03. Suonate dal vivo? E cosa volete trasmettere al vostro pubblico?
Ghigas: Certo. Stiamo lavorando duramente per programmare l’attività live partire dal prossimo autunno inverno. Stiamo allestendo la set list al meglio preparandoci a esprimere ciò che siamo, davanti al pubblico. La nostra musica, che è anche la nostra eredità spirituale ed artistica, cerca di raccontare delle storie e di accompagnare il pubblico attraverso un viaggio emozionale, che tocca tutte le sfaccettature dell’animo umano e dell’esistenza stessa e parla attraverso i suoni del rock più duro, uniti a quelli dell’elettronica, ricordando a tutti, a noi per primi, che arte e vita sono inseparabili. Tutto, dai suoni di chitarra al suono dei synth, passando dagli arrangiamenti e dai testi, è messo al servizio del racconto che vive in ogni brano. E’ come se alla fine di ogni traccia, si leggesse un The End, come accade alla fine della proiezione di un film al cinema.
04. Come mai avete coverizzato "Lullaby" dei The Cure? Ci sono ragioni precise oltre il puro gusto musicale?
David: “Lullaby” è un capolavoro e i The Cure sono una band seminale: questi sono due concetti assolutamente inconfutabili. Rappresenta una canzone che è quasi un manuale d’istruzione e ogni volta che la ascoltiamo ci ricorda cosa significhi musica elettronica, dark music, pop art e arte visionaria. Per noi quattro è veramente una canzone densa di valore, e anche di ricordi. Quando sul celebre movimento del basso, Bob ha improvvisato l’arpeggio acustico che trovate nella nostra versione lì abbiamo capito che poteva essere una “nostra” cover. Trovata poi la linea vocale giusta non abbiamo avuto dubbi sul portare avanti la produzione, mixare e pubblicare la versione “Nefesh Core” di questo immortale capolavoro. Anche come omaggio a Robert Smith, ai The Cure e a tutto il movimento New Wave.
05. Come nasce di solito un vostro brano?
Bob: La nascita di nuovo brano è un’alchimia vera e propria. Credo quindi ci sia poco da poter spiegare razionalmente. Di solito è David che porta una idea e quasi sempre il punto di partenza è la melodia del ritornello, talvolta un riff di chitarra o un giro di basso. Se piace, iniziamo a lavorarci in studio con Ghigas, e se la formula è giusta si va poi tutti in in studio a affinare le parti, completare gli arrangiamenti e vedere se alla fine tutto funziona. Come dicevo, il mio arpeggio, registrato di istinto, ha “decretato” la nascita della nostra versione di Lullaby. Per quanto non esista una vera e propria regola generale né una formula magica, siamo tutti d’accordo sul fatto che a garanzia di un bel brano c’è sempre un bel ritornello, cosa cui noi teniamo particolarmente e su cui investiamo molto del nostro lavoro.
06. Descrivetevi con tre parole e spiegate perchè proprio queste.
David: “Veri”. E’ un aggettivo solo apparentemente banale, invece dice molto, anzi molto per noi. In un periodo dove mai come prima la formula vincente è quella dell’imitazione, noi difendiamo strenuamente il ruolo e il dovere di essere sempre noi stessi e di scrivere musica che sia la più vera trasposizione del nostro essere in musica. E non si tratta di ricordare questo o quell’artista, cosa che a volte può essere più o meno evidente e d’altronde il passato musicale di ciascuno emerge in modo naturale quando si crea musica propria. E’ insopportabile veramente apparire nelle forme di qualcun altro, senza alcun filtro, come una copia perfette. E vedi in giro talenti innegabili che si perdono nel voler sembrare qualcun altro, mettendo a fondo tutte le risorse possibili fino ad arrivare a forme di emulazione anche fisica, che a mio modo di vedere sono oltretutto ridicole. L’arte non si giova di copie, ma per essere bella si nutre di verità (sempre), e di innovazione (ogni tanto).
Bob: “Emozionali”. Il bello dell’arte è che emoziona sempre. E la musica fa altrettanto. Si emoziona il nostro lato razionale quando analizzando “tecnicamente” una composizione ci stupiamo osservando la perizia esecutiva dell’artista, il metodo che ha usato e i mezzi che ha scelto. E poi si emoziona il nostro lato più profondo, il lato “emozionale” vero e proprio, quando senza capire bene il perché, una canzone ci porta alle lacrime e ci fa dire “questa canzone sembra essere stata scritta per me, parla di me senza conoscermi” e così via. Nelle canzoni c’è vita che parla ad altre vite.
Andrea: “Forti”. La forza è una nostra caratteristica. Ci aiuta a tenere duro quando la strada è in salita, quando la fatica si fa sentire e quando tutto attorno a te sembra dirti: molla!. Invece credo che in questa band ci sia tanta forza. Sarà forse la mia storia personale, sarà che se vuoi fare rock sai che le cose facili non esistono, ma questa forza, in questa band è tangibile e secondo me nasce dalla voglia irrefrenabile e incontenibile di vivere, divertendoci a fare quello che sappiamo fare meglio e cioè suonare e produrre musica, mettendo a frutto i nostri talenti, prima di tutto per noi stessi e quindi anche per gli altri.
07. Quali band hanno giocato un ruolo importante per farvi iniziare a suonare e quali ancora vi influenzano?
Ghigas: Capita di leggere, parlando di noi, che nei Nefesh Core si sentono chiari gli influssi di band come Moonspell, Paradise Lost, e Sentenced. In realtà non sono band che appartengono ai nostri ascolti abituali, diciamo così. Altri hanno sentito richiami ai Depeche Mode e questo ha più senso, perché sono una band che come The Cure ci hanno “musicalmente” coinvolto. David proviene dal metal tecnico o iper-tecnico di band come Annihilator, Megadeth o dello stesso Malmesteen, e come tastierista è molto vicino a Kevin Moore o a Jens Johansson. Io e Bob siamo cresciuti nell’età d’oro del grunge e quindi ci appartengono influenze provenienti da Alice In Chains, Nirvana, Soundgarden, Helmet e Smashing Pumpkins. Bob ha un forte legame con la New Wave anni 80 e con il rock progressivo degli anni 70 (Genesis, King Crimson, Jethro Tull), ed è un profondo cultore e conoscitore dei Beatles. Andrea proviene a pieno dalla tradizione pop rock anni 90 sia italiana che straniera e il suo background copre l’intero periodo che va dalla fine degli anni 80 ad oggi.
08. Avete già qualche progetto nuovo in cantiere?
David: Stiamo completando la pre-produzione del nuovo album e nel frattempo come già detto, stiamo preparando il live set nel quale suoneremo praticamente tutto quanto realizzato finora. Grazie a Dio la nostra vena compositiva è bella carica e quindi, pur non potendoti svelare niente al momento, posso dirti che sta venendo su un gran bel lavoro.
09. Come immaginate la vostra band tra dieci anni o più?
Ghigas: Beh senza dubbio con più dolori articolari ( i capelli bianchi sono già abbondanti…), rughe a mai finire e con tanti di quei brani che ricordarli tutto sarà impossibile, vuoi anche perché la memoria, già fragile adesso, se ne sarà andata definitivamente a quel paese…Eh eh! Ma spero che saremo ancora qui a raccontarti di noi, delle nostre passioni, delle nostre canzoni, felici ed entusiasti come bambini convinti, come lo siamo oggi, che il rock - quello vero - resiste ancora, e tiene alta la testa contro vento, a monito perenne che tutti gli esseri umani, nessuno escluso, sono nati liberi e destinati ad essere felici.
10. Il sogno nel cassetto per voi? Lo avete già realizzato? E concludete come volete!
David: Siamo sognatori che vivono nel presente e coni piedi per terra. Il sogno più bello è quello che esce dal cassetto per diventare vita di tutti i giorni. E noi suoniamo proprio per questo. E le nostre canzoni, se mai sono state un sogno un tempo, oggi sono invece vive e vegete e bussano con forza alla porta dei vostri timpani dicendovi che sì, sognare è bello, ma che è anche il momento di svegliarsi e vivere la vita che sentite realmente vostra. Serve impegno e coraggio, certo, ma ne sarà valsa la pena! Noi ci sentiamo fortunati perché finora siamo riusciti a essere noi stessi. Anche per questo ti ringraziamo. E grazie per questa bella intervista. Ci si vede dal vivo e, mi raccomando, continuate a dare supporto agli artisti che producono musica originale. Ce n’è bisogno, oggi più che mai! Stay dark!
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