[Intervista] TEZZA F.


Abbiamo appena recensito il quarto album della one man band power metal Tezza F., "Echoes From The Winter Silence". Un album davvero valido che riporta il puro power metal in auge e nei suoi territori più classici, per intenderci quelli in cui si muoveva negli anni Novanta. A capo del progetto c'è Filippo Tezza, polistrumentista che abbiamo conosciuto in altri progetti come Chronosfear, Empathica, Silence Oath. Lo abbiamo intervistato per voi. Buona lettura!

01. Ciao, presenta il tuo progetto riassumendo un po' il tutto dai tuoi inizi ad oggi.
Ciao a tutti e grazie per questo spazio! Il progetto Tezza F è una delle mie one-man-band, in questo caso di stampo power metal, che ho creato nell’ormai lontano 2006. A quel tempo suonavo e scrivevo musica in una band underground che io stesso avevo fondato assieme ad un amico, i Soul Guardian. Suonavamo un power metal/hard rock ancora molto grezzo e rudimentale, tecnicamente eravamo decisamente poco preparati. All’epoca però avevo anche necessità di sfogare le mie pulsioni artistiche attraverso un power metal più elaborato, più sinfonico e più epico, che, per limiti soprattutto tecnici, non avrebbe potuto avere spazio nei Soul Guardian. Quindi con una quantità abbondante di passione e voglia di mettermi in gioco, ho iniziato questo percorso; inizialmente con un paio di album sottoforma di demo (“Fire Still Burns” e “Winter of Souls” del 2006 e 2008), poi con un full-lenght ufficiale che era “The Message”, pubblicato solo in digitale su Heart of Steel Records nel 2013. Anche “The Message” ha sempre sofferto di una produzione approssimativa e limitata; il meglio sarebbe venuto dopo, fino ad arrivare al presente, con il quarto album ufficiale “Echoes from the Winter Silence”, fresco di pubblicazione.

02. Parlaci del nuovo album. Credi sia diverso dai precedenti? E in cosa, esattamente?
Il nuovissimo album si intitola appunto “Echoes from the Winter Silence”, esce per Elevate Records in versione CD jewelcase e in digitale su tutte le piattaforme. Questo disco, come per il precedente, riprende molte vecchie idee che erano presenti nei primi demo mai pubblicati. Quei vecchi brani li avevo scritti quando avevo tra i 18 e 19 anni, sentivo che avevano del potenziale e che, una volta rivisitati adeguatamente secondo la mia attuale esperienza nella scrittura e nell’arrangiamento, avrebbero potuto funzionare bene in una veste più nuova. In particolare “Echoes from the Winter Silence” riprende idee dal secondo demo del 2008, quando invece il precedente disco “Key to Your Kingdom” pescava dal primo demo del 2006. In entrambi i dischi comunque, oltre al vecchio materiale, ci sono anche parti e brani nuovi di zecca e composti recentemente. Questi due ultimi dischi sono quindi nati praticamente assieme, ho lavorato alle parti strumentali sostanzialmente in una unica sessione cominciando nell’estate del 2022. Una volta completati tutti gli strumenti, ho inciso le voci di KTYK per poi pubblicarlo, per poi ricominciare le incisioni delle voci per EFTWS solamente nell’ottobre scorso. Quindi, in definitiva, la pubblicazione di EFTWS è per me sostanzialmente la fine di un’esperienza iniziata ormai più di 3 anni fa, nonché nostalgicamente la chiusura di un ben più grande ciclo iniziato nel 2006, per cui finalmente ho dato una degna veste e visibilità a quei brani per troppo tempo rimasti nascosti come demo. Rispetto ai precedenti album sinora pubblicati, EFTWS è senza dubbio un album più oscuro e malinconico. Tolte infatti le prime due tracce in apertura, fortemente power metal anche nella loro atmosfera “speranzosa”, il resto dell’album mantiene un tono più cupo e talvolta malinconico, in linea anche con le tematiche trattate nei brani. Inoltre credo abbia un sound leggermente più aggressivo rispetto a quanto fatto in passato. Le chitarre “mordono” di più ed escono sicuramente meglio nel mix.

03. Di cosa parlano le liriche?
Come dicevo, rispetto al solito le tematiche trattate sono più cupe e malinconiche. In particolare, il tema ricorrente in questo disco è il tema della guerra, della sua inutilità, dei suoi orrori, anche con un pesante risvolto psicologico di chi, volente o nolente, ci si ritrova in mezzo a farne parte. Alcuni brani trattano infatti questo tema dal punto di vista soggettivo di un soldato (in particolare, i brani “Darkness”, “Sacred Fire” e “Winter of Souls”), parlando proprio da un punto di vista puramente umano dell’impatto che essa può avere (temi come la lontananza da casa, la mancanza della persona cara, il non sapere se si tornerà nella propria terra, l’essere solo pedine in un gioco manovrato dai potenti, ecc…). Oltre a questo, altri brani parlano del percorso per cercare le risposte quando ci si interroga sul senso dell’esistenza, o del futuro del nostro mondo in una società che si auto-annienta sempre di più. In passato ho sempre affrontato qualche tema più delicato o personale a dire la verità, ma in generale nel suo complesso i temi del nuovo disco sono sicuramente più introspettivi e cupi, e richiedevano quindi un mood più adeguato, con un’atmosfera in generale più malinconica, ma senza dimenticare che stiamo parlando di un disco power metal.

04. Quali sono state le più grandi influenze musicali per la stesura di questo nuovo "Echoes From The Winter Silence"?
Beh immagino sia piuttosto evidente la mia durevole passione per il power metal in generale; è un genere che ascolto da quasi 25 anni e di cui mi sono innamorato quando nel 2001 per la prima volta ascoltai “Nightfall in Middle-Earth” dei Blind Guardian. Avevo solo 13 anni e quel disco mi aprì le porte al power metal, una musica che con la sua epicità e potenza, come dire, “parlava la mia lingua”, con cui sentivo di avere una forte affinità, e che mi ha ispirato a comporre musica negli anni successivi. Tuttora, quel disco è il mio disco metal preferito in assoluto, quindi non ho mai negato che la mia ispirazione arrivasse da band come appunto i Blind Guardian, ma anche da Rhapsody, Nightwish, Stratovarius, Sonata Arctica, Edguy, Gamma Ray… ecc. Queste sono senz’altro state le mie basi musicali di partenza. Se pensi che molti di questi pezzi del nuovo disco sono stati scritti nel periodo 2007-2008 quando avevo 19 anni, diventa perciò innegabile che all’epoca fossi molto influenzato da tutto ciò. Un pezzo più elaborato e recente come “Sacred Fire” invece, risente molto anche di altre influenze che ho invece maturato negli anni a venire, come il prog metal o il metal più estremo, pur rimanendo ben saldo alle radici power. Penso comunque di essere riuscito a sviluppare una mia personalità nel modo di intendere questo genere musicale. Non mi è mai piaciuto copiare spudoratamente lo stile di una band piuttosto che un’altra, non è mai stato il mio scopo, ma l’ispirazione ai grandi del genere, è stata sicuramente un essenziale punto di partenza per poi metterci del mio. In tal senso, penso di aver dato il meglio della mia creatività con l’album solista “A Shelter from Existence” e con “The Astral Gates” dei Chronosfear, disco interamente da me composto ed arrangiato.


05. Come nasce di solito un tuo brano?
E’ in genere un processo piuttosto lungo, che mi porta via anche dei mesi, nei casi più strutturati. Generalmente parto da un’idea che mi ronza in testa. Mi capita magari di pensare a un riff, a un paesaggio sonoro, o a una melodia, e ringrazio il cielo, o chi per esso, di avere la capacità di immaginarmi già la struttura del brano e la tipologia di arrangiamento. In buona sostanza, sono sempre riuscito, partendo da un’idea, ad avere una buona “visione d’insieme” dei miei brani. Se l’idea ormai mi viaggia in testa da qualche giorno, comincio a suonarci sopra con la chitarra o la tastiera. Ho sempre scritto ed arrangiato tutte le idee scrivendole poi nota per nota con il buon vecchio Guitar Pro 5 (amico di tanti musicisti), aggiungendo quindi le varie parti che mano a mano mi venivano in mente, provando e riprovando varie soluzioni, fino a trovare finalmente la forma definitiva al brano. Fino a qualche anno fa, scrivevo e programmavo anche molte delle parti di tastiera, mentre da qualche anno preferisco invece arrangiarle e registrarle al momento, in modo reale e suonato, senza programmazioni. I testi in genere arrivano sempre quando la musica è stata già composta. Una volta che il pezzo è completo, scritto ed arrangiato, faccio poi il tracking della drum-machine (con anche quantizzazione ed umanizzazione dei colpi, curando accenti, rullate, dinamiche...), su cui poi a catena registro tutti gli altri strumenti e infine le voci. Segue ovviamente poi, a disco registrato, la fase di mixaggio che è una parte molto delicata e sicuramente complicata, dovendo spesso bilanciare volumi e frequenze di molte tracce (complicata soprattutto per me che ho imparato un po’ da solo e in modo amatoriale a barcamenarmi in questo mondo.. quindi senza troppe competenze tecniche specifiche).

06. Descrivi chi sei nella vita di tutti i giorni…
Direi che sono un ragazzo di 37 anni assolutamente normale e ordinario, innamorato della musica. Una persona con i propri sogni, le proprie fragilità, i momenti buoni e i periodi negativi. Ho un normale lavoro d’ufficio come responsabile ufficio acquisti, ho la fortuna di avere una casa, una ragazza da tanti anni, due bellissimi gatti, una discreta collezione di CD, e una manciata di buoni amici. La mia vita è molto regolare, nulla di straordinario o di “rock ‘n’ roll”, ahah! A maggior ragione in questo ultimo periodo in cui musicalmente mi dedico praticamente solo a progetti studio e non ho band metal attive.

07. Sei un polistrumentista e sembra che tu sia bravo su tutti gli strumenti! MA su quale ti trovi meglio e come hai imparato a suonare così bene tutti questi strumenti?
Ti ringrazio per i complimenti intanto. Come strumenti principali io ho sempre sviluppato in particolar modo la chitarra e la voce, fin dall’inizio del mio percorso nella musica. Ci sono state varie fasi poi nella mia vita in cui ho dato più priorità all’uno piuttosto che all’altro strumento. Negli ultimi 8 anni comunque la mia priorità è sempre stata soprattutto la voce; l’occasione che ho avuto infatti con i Chronosfear, mi ha spinto a riprendere gli studi di canto, che ho continuato qualche anno fa anche con Giacomo Voli, per poi voler fare anche l’abilitazione all’insegnamento che ho ottenuto tramite Roberto Marconi con la scuola MMI (lui è stato il mio primo insegnante ufficiale di canto). L’intensa attività di studio, composizione, e dal vivo con i Chronsofear mi ha permesso nel giro di pochi anni di fare un deciso salto di qualità. Prima dei Chronosfear invece, ero anche negli Empathica in cui invece sono stato chitarrista per qualche anno e poi bassista (oltre che cantante), quindi bene o male ho sempre mantenuto in ogni caso l’attenzione su questi due strumenti. Al momento quindi mi dedico a canto e chitarra solamente a livello di studio/registrazione. Il basso è invece sempre stata una “naturale conseguenza” della chitarra… diciamo che il mio modo di suonare il basso è molto “chitarristico”, quindi con plettro e fraseggi che farei su una chitarra, ma è sempre stato funzionale ai miei brani. Il pianoforte e/o tastiera invece li suonicchio anche quelli da sempre ma li ho un po’ più approfonditi in occasione dell’abilitazione all’insegnamento del canto, dove comunque è necessario essere sciolti nelle scale e nell’accompagnare un brano cantato. Non sono in ogni caso un virtuoso, ecco; chiaramente con la voce e la chitarra mi avventuro un po’ in qualcosa di più tecnico, come acuti o assoli veloci, rispettivamente, ma non ho mai ritenuto di essere un fenomeno in nessuno di questi ambiti. Utilizzo gli strumenti che posso, solamente in funzione ed al servizio dei brani che scrivo e interpreto.

08. Hai già qualche progetto nuovo in cantiere?
Si, ho delle cose pianificate che vorrei poter portare a termine nei prossimi anni. Per il progetto Tezza F, ora che il nuovo album è stato pubblicato, mi fermerò un pochino. Prevedo di realizzare il prossimo disco tra un paio d’anni; disco che è comunque già composto ed arrangiato musicalmente, in quanto conterrà molti brani nuovi che avevo già scritto per i Chronosfear dal 2019 circa in poi, ovvero i brani che avrebbero dovuto far parte del seguito della storia di “The Astral Gates” (quindi la “parte 2” di quel concept), progetto invece che si è interrotto (almeno da parte mia) quando me ne sono andato dalla band, tenendo ovviamente per me i miei brani. Questi nuovi inediti costituiranno quindi il prossimo album di Tezza F, che sarà anch’esso un concept incentrato su un libro di un importantissimo scrittore. Allo stesso modo, esiste anche un altro album già scritto, e che sarà qualcosa di particolare.. non esattamente metal. Non so ancora se uscirà come Tezza F o sotto altro nome, sarà tutto un po’ da valutare e descriverò il tutto meglio in futuro. Per ora mantengo un po’ di riserbo, ma dico solo che è un progetto che ho in mente ormai dal lontano 2016. Sul versante Silence Oath, da mia one-man-band è diventato di recente un duo, dove comunque mantengo io le redini dal punto di vista artistico; stiamo registrando le voci del nuovo e quinto album, che manterrà delle coordinate atmospheric/epic black metal, con un concept sempre scritto da me. Quindi da qui in avanti per il 2026 la mia attenzione sarà rivolta a questo progetto, per poter promuovere bene il nuovo album e la nuova line-up.

09. Come immagini Tezza F. tra dieci anni o più?
Vuoi una risposta onesta? Credo che da qui a 10 anni avrò già concluso da un pezzo questo percorso. Sono in un periodo della mia vita in cui per la prima volta sento con un po’ più di consapevolezza che forse questi anni in avanti sono gli ultimi a cui vorrò dedicare questo progetto e questo tipo di musica. Del resto ho iniziato nei primi anni 2000, e da allora i riscontri non sono mai stati tantissimi, l’ho sempre fatto più per passione personale che per altro. Solo in questi ultimi anni il progetto ha iniziato a essere promosso un po’ meglio e a raggiungere più persone, con un generale apprezzamento condiviso. Diciamo che le energie mentali e l’ispirazione iniziano a non essere più quelle di un tempo; non ho più quei bei 20 anni di età in cui hai voglia di spaccare il mondo, vivi di sogni, hai voglia di farti sentire, sprigioni energia, hai il tempo per dedicarti allo studio e al costante allenamento sullo strumento. Tutte queste cose assieme sento che iniziano a pesare piano piano. Può essere che invece di scrivere materiale nuovo mi dedichi ad altro, come per esempio ri-registrare o ri-masterizzare il primo disco “The Message” che vorrei un giorno poter pubblicare su CD, e a cui vorrei dare una veste sonora più dignitosa rispetto a quando è uscito nel 2012/2013. Mi sento invece un po’ più ispirato sul versante atmospheric black metal ultimamente, quindi potrebbe essere invece che porti avanti più cospicuamente i Silence Oath, che sono sicuramente tecnicamente meno impegnativi di quanto propongo con Tezza F, e richiedono quindi anche meno costanza nell’allenamento sulla chitarra. In ogni caso come dicevo, per questo progetto Tezza F, ho ancora due album già scritti a cui lavorare per i prossimi 2-4 anni. Al futuro, ci penserò meglio poi.

10. Il sogno nel cassetto per te?
Il mio sogno, nell’ambito musicale, era sempre stato quello di avere un gruppo metal forte con cui poter girare, fare dischi, concerti, crescere sempre di più come cantante, musicista e compositore. In questa cosa ci ho creduto, poi è finito tutto e la vedo difficile che possa ricapitare l’occasione giusta, le persone giuste, l’energia giusta, affinché ciò accada di nuovo. Quindi, di ambizioni in questo ambito musicale, al momento non ne ho più. Al di fuori della musica mi piacerebbe invece viaggiare di più, vedere posti nuovi ed alcuni in particolare come l’Islanda, o la Norvegia.

11. Concludi come vuoi!
Grazie mille a Music Interceptor per lo spazio concessomi, e spero possiate tutti apprezzare il mio lavoro solista con il nuovo album “Echoes from the Winter Silence”, quello che al momento considero essere il mio lavoro più completo. Rock on!!

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