[Recensione] SINISTRUM "Infernal Dawn"


Full-length, Independent
(2024)

E’ bastato uno sguardo per far scoccare la scintilla: logo semplice, ma efficace, con quel bel simbolo anti-trinitario piazzato dritto in centro, e poi il meraviglioso artwork di copertina, che richiama subito, senza indugi, il periodo d’oro del Death Metal più classico, quello con le iconiche copertine di Dan Seagrave o Michael Whelan; è bastato poi un fugace ascolto preliminare per far capitombolare in cassa per pagare la mia copia. Perché quando un disco merita, e anche, certe volte, quando merita di meno, ma è interessante lo stesso e comunque fa curriculum, io ci tengo a supportare gli artisti, specie quelli che non se la cavano con trucchetti di marketing da musica pop mainstream, ma puntano sul contenuto e, perché no?, su una buona resa grafica.

Lì per lì qualche dubbio l’avevo anche io, con album che si intitola “Infernal Dawn” e che contiene brani dai nomi come “Morbid Reality” o “Hordes of Hell”: è roba che mostrava già il fiato corto quando chi scrive era più giovane, non esattamente l’altro ieri, e oggi sembra davvero roba da malato terminale pronto per l’ultimo, misericordioso gesto di chi staccherà la spina. Ma qui stiamo parlando di Death Metal, quindi si può pure morire, ma si ritorna sempre dall’oltretomba, pronti a divorare carne fresca e budella succulente: davvero pensavate che tutto fosse finito dopo aver celebrato le esequie? Dal Kentucky, proprio come il bourbon whiskey, arrivano questi baldi ragazzotti che, nel 2024, ancora suonano il Metallo della Morte, come si faceva una volta!

Non la derivazione ancor più estrema di scuola newyorkese, ovvero il Brutal Death Metal, e neppure la variante svedese, il cosiddetto Melodic Death Metal, e tanto meno la nuova corrente che fa proseliti in est Europa o in Asia chiamata Slam Brutal Death: qui abbiamo il genere in purezza, come concepito dai Death di Chuck Schuldiner nelle loro varie peripezie ed evoluzioni musicali: si sente in realtà ancora un certo influsso Thrash Metal, ma è normalissimo, perché come saprete bene, se avete studiato e fatto i compiti a casa, il Death Metal sgorga dal Thrash Metal dei Possessed di “Seven Churches” del 1985 e dal coevo “Hell Awaits” degli Slayer, quindi viene raccolto e distillato proprio dal signor Chuck Schuldiner, che ne farà il genere autonomo e a sé stante che tutti conosciamo!

Qui siamo ai massimi livelli di quello stile musicale: tecnico, ma senza esagerare, prodotto benissimo, con ottime harsh vocals che siano in growl o in scream, riff uno più letale dell’altro, suoni scelti con cura e calibrati al solo scopo di farvi arrivare una betoniera in faccia. Come per tutti i lavori del genere, a parte alcuni casi esemplari del passato, non c’è una presa immediata e facile dell’ascoltatore, che dovrà assimilare con calma il disco nella sua interezza dopo ripetuti ascolti: se spreco sempre tempo nel ricordarvi di quanto la melodia sia importante per rimanere impressi nella memoria dei vostri ascoltatori, col Death Metal questo discorso non vale e ne sono pienamente consapevole. E’ un genere che spezza, destruttura, rompe e ricompone in continuazione, senza mai trovare un punto stazionario, un equilibrio, una risoluzione.

Forse una delle cose più difficili da comporre, da ricordare e da suonare, venendo meno le gerarchie e gli ordinamenti tipici della musica diatonica: io nemmeno mi ci metto a cercare di capire cosa stiano facendo i musicisti coinvolti! Posso decodificare qualcosa qua e là, una figura ritmica, un pattern di batteria, un riff, ma in quadro completo mi sfugge ed è giusto e bello che sia così! 43 minuti di massacro sonoro, un non voler fare prigionieri e non prendere in giro nessuno: nessuna facile scorciatoia, ma tanto rispetto per noi vecchietti che il genere lo abbiamo conosciuto e amato nella sua forma originale, e una bella lezioncina per i più giovani che forse badano troppo agli Arch Enemy per motivi che, in fondo, tutti possiamo immaginare.

L. Vincent
Voto: 8/10

Tracklist:

1. Infernal Dawn 
2. Abomination Rising 
3. Godforsaken and Bleeding 
4. Legacy in Barbarity 
5. Death Omen 
6. Morbid Reality 
7. Deus Mortis 
8. Malicious Imprisonment 
9. Hordes of Hell 
10. Traverse the Swarm

Line-up:
Mike May - Bass
Craig Netto - Drums
Timmie Ball - Guitars
Garrett Netto - Guitars
Scott Briggs - Vocals

Sinistrum online:
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