[Recensione] NO MAN EYES "Harness The Sun"


Full-length, Buil2Kill Records
(2023)

Tre album in dieci anni sono un bottino rispettabile. Diciamo che danno l'impressione che questa band non faccia le cose nè velocemente e compulsivamente e nemmeno in maniera inesobailmente lenta. Adesso tocca ad un concept album abbastanza ambizioso su tema fantascientifico che narra di un viaggio di uno scienziato verso il Sole a far proseguire il cammino di questi progressive/power metallers liguri, che non lasdciano nulla al caso, confezionando un prodotto in stile Sanctuary/Nevermore/Symphony X davvero niente male!

I ritmi serrati e le chitarre robuste di "Craving Tomorrow", primo vero brano dopo l'intro futuristica affidata a "The Altar of Science" fanno da subito esaltare l'ascoltatore di turno, ma già dalla successiva "Isaac" le atmosfere si fanno più rarefatte e tristi e si assiste a qualcosa di più intimo. Questo non rimarrà un episodio isolato con queste coordinate, ma la band riesce sempre a bilanciare melodia, potenza e venature prog al meglio in tutto l'albun. Uno degli episodi più ricchi e variegati del lotto è la titletrack, che davvero non si fa mancare nulla, e la creatività del combo sboccia appieno. E' una traccia epica, drammatica a tratti, ma comunque potente e coinvolgente. Tutto ciò va avanti fino alle ultime tracce, quando la dimessa e sofferente "Son of Man" lascia lo spazio alla ballad finale "When Life Goes Away", e questa scelta di finire l'album in questo modo un po' più "tranquillo", diciamo,, è un po' inusuale ma denota personalità.

Alcune cose da rimarcare e/o da evidenziare. L'album è sorretto principalmente dalle strabordanti chitarre ritmiche e soliste di Andrew I. Spane. Egli ha uno stile tecnico e che risulta moderno ed allo stesso tempo melodico, e questo si esplica in assoli davvero entusiasmanti presenti un po' ovunque nell'album. Poi ci sono le voci femminili, usate con parsimonia ma molto utili ad arricchire l'atmosfera di un album che pur virando verso il prog, riesce ad emozionare dalla prima all'ultima traccia. La voce è buona, personale emotiva: Fabio Carmotti è un cantante che è riuscito a farsi notare su uno stuolo di musicisti di primo livello, e guai a dimenticare la sezione ritmica, sui cui spicca l'eclettismo del batterista Tony Anzaldi. Un disco del genere fa onore all'Italia e al metal in generale. Ha tutto quello che serve, produzione ottima inclusa, per potersi ergere al di sopra della media e per rimanere nella mente dell'ascoltatore. 

Se non parliamo di capolavoro poco ci manca, ed è anche perchè il livello medio qualitativo del metal si è innalzato molto negli ultimi dieci anni circa, soprattutto a livello italiano. Ma ad ogni modo rimane un ascolto consigliatissimo. Non perdetevi questo "Harness The Sun"!

M. Abominio
Voto: 9/10

Tracklist:

1. The Altar of Science
2. Craving Tomorrow
3. Isaac
4. Harness the Sun
5. I Am Alive
6. Viracocha
7. Will You Rise
8. My Greatest Fear
9. Son of Man
10. When Life Goes Away

Line-up:
Andrew I. Spane - Guitars
Alex Asborno - Bass
Fabio Carmotti - Vocals
Tony Anzaldi - Drums

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